Con questa terza legge, Ludwig Klages approfondisce il legame tra trasformazione del gesto grafico e sforzo psicomotorio. Dopo aver esplorato le leggi sulla direzione dell’attenzione e sulla difficoltà delle proprietà grafiche, ci introduce un principio sottile ma rivelatore:
“Ogni trasformazione si accompagna a effetti secondari che testimoniano l’aumento dello sforzo.”
La scrittura non cambia mai da sola
Secondo Klages, non esiste una modifica isolata e neutra. Quando lo scrivente interviene volontariamente per modificare un aspetto della propria grafia, questa trasformazione genera reazioni visibili nel resto del tracciato, che rivelano un aumento della tensione e dello sforzo interno. Tali effetti collaterali non sono intenzionali: sono espressioni involontarie dello sforzo di controllo.
Dove si manifesta lo sforzo? Gli effetti secondari tipici
Alcuni segnali grafici che possono indicare un aumento dello sforzo includono:
- Perdita di ritmo o fluidità del ductus
- Rigidità improvvisa nelle lettere normalmente flessibili
- Discontinuità nelle legature
- Aumento o calo anomalo della pressione
- Alterazioni nella direzione del rigo
Questi effetti non sono il frutto dell’intenzione consapevole, ma emergono spontaneamente quando lo scrivente si sforza di alterare qualcosa nella sua grafia.
Tra il gesto e la maschera: come distinguere il falso dal vero
Un cambiamento autentico della scrittura avviene generalmente in modo organico, graduale, coerente. Al contrario, un cambiamento forzato, motivato dal desiderio di dissimulare, migliorare o imitare, richiede uno sforzo cosciente. Ed è proprio questa attenzione che lascia tracce involontarie nei dettagli marginali.
Per il grafologo attento, dunque, non è solo importante ciò che cambia, ma come quel cambiamento agisce sul resto del gesto grafico.
La personalità non si cancella: ogni tratto trova un’altra via
Quando una persona tenta volontariamente di trasformare un aspetto della propria scrittura—per dissimulazione o camuffamento della propria scrittura—il significato profondo di quel tratto non scompare, ma tende a riemergere altrove, con un volto diverso. La scrittura, come il linguaggio del corpo, non smette mai di parlare: se viene imbavagliata da una parte, si esprime da un’altra.
Ad esempio:
- Una scrittura resa artificiosamente curva per apparire più morbida, potrà mostrare una pressione più marcata o un ritmo innaturalmente lento, segni di trattenimento interiore.
- Un tratto inizialmente angoloso che viene reso tondeggiante potrebbe inclinare eccessivamente, lasciando trasparire un controllo eccessivo o una tensione compressa.
Conclusione: lo sforzo come firma invisibile
La legge delle modificazioni concomitanti ci offre una lente preziosa: ogni trasformazione grafica, se non autentica, porta con sé il segno dello sforzo necessario a sostenerla. È in questi effetti secondari – impercettibili a uno sguardo distratto, ma eloquenti agli occhi del consulente – che la scrittura smette di mentire.